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il pollaio mediatico e la lunga strada verso la solidarietà femminile



Questo è un post anti-femminista, perché parla di due donne e della loro readership, che poi sarebbero i loro lettori, che poi sarebbero altre donne e forse non solo.

La prima è nota per le sue mises anagraficamente imbarazzanti e un lessico acciaccato. In molte, seguendo le sue performance in diretta, si chiedono come faccia a sembrare sempre un barattolo di Nutella a Ferragosto: saranno i tacchi a farla sudare in quel modo?

Tutti ne conoscono gli esordi: compagna del principe dei Lothar dalemiani, poi il blog, i reality, la collaborazione con varie testate, fino al rinvio a giudizio per concorso in intercettazione abusiva, quest' anno.

Tutto sommato una splendida carriera, se non si contano i followers su twitter: 300mila, un po' risicati per una web-star, se si pensa che la più sfigata delle youtubbers quella cifra la racimola in una settimana.

La seconda è un' ex-direttrice di mensile femminile modaiolo e patinato. Firma illustre del Corriere, precedentemente di Panorama, Espresso e chi più ne ha, da anni si spende anche per la causa delle piste ciclabili della Capitale. Un impegno insaziabile per i diritti civili. Da diverso tempo gay e donne d' Italia la chiamano “mamma”, per non parlare degli affezionatissimi forumers che inondano lo spazio virtuale a lei dedicato dalla testata più venduta del regno.

Ed eccoci arrivati al punto. Qualche settimana fa, un articolo della direttrice è stato casuale bersaglio della blogger. Perché?

I maligni potrebbero avanzare, spietati, l' ipotesi che la blogger in questione difficilmente parta all' attacco del genere maschile. Oppure c'è di più?

Qualche trasmissione flop e l' incapacità cronica a tenere quel basso profilo che tanto si addice a un' aspirante giornalista? O si tratta solo di invidia?

D' altronde, la direttrice giornalista lo è sul serio. Pazienza se dagli illustri natali, quelli sì, vera coincidenza: la nostra è infatti specializzata in politica USA e costume e vanta quasi trent' anni di carriera. O forse è il fatto che la direttrice, in barba alla blogger, Michelle Obama l' abbia conosciuta sul serio e di persona?

Dev' esserci di più: magari la banale competizione, che vuole la direttrice rivestire a soli quarant' anni un ruolo ambìto da molte e negato a troppe, inclusa la blogger. Quello, appunto, di direttrice.

Rimane una certezza: nonostante le energie investite dalla direttrice nella causa femminista (soprattutto) italiana, la battaglia almeno in questo caso, è andata persa.

Perché in Italia esistono ancora donne che, scoperte le corna, se la prendono con l' “altra”, perché in Italia se nessuno ti segue hai la scusa del tacco dodici e puoi liberamente schiamazzare contro altre donne, colpevoli di avertelo imposto quel tacco dodici, con la loro concorrenza.

Perché in Italia, le donne assertive, di cultura, a volte dal pessimo carattere, sono sicuro bersaglio di un determinato maschilismo bardato del consueto tacco dodici: sono pazze, o in balìa del ciclo mestruale, o non fanno abbastanza sesso. Perché in Italia, da donna, devi ancora accontentarti di stare al tuo posto da analfabeta di politica estera, parlare di gossip e chissenefrega se ti hanno dato il voto nel 1946, è stata una di quelle “concessioni” buttate lì, per accontentare le isteriche, farle sentire coinvolte, sempre per finta, nelle decisioni politiche.

Una cosa è sicura: con certe blogger, dal Medioevo non usciremo mai.

E nel frattempo, il rosicometro segna vette mai raggiunte, almeno a memoria d' uomo.


photo: Kill Bill Vol. 2, editing: la redazione

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