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Londra: per vivere (male) ci vogliono 200£ a settimana. Miti da sfatare

Ogni volta che il malgoverno italiano ne combina una delle sue, lasciando a casa migliaia di persone, omettendo investimenti necessari all' occupazione giovanile o meno (ma solo i gggiovani hanno diritto al lavoro, in Italia?), la stampa nazionale (ormai ridotta alla stregua di blogger che si agitano nei talk-show nostrani), insiste sui casi di merito ed eccellenza all' estero.

Una delle mete più ambìte è la capitale del Regno Unito: Londra.

Iniziamo col mettere le cose in chiaro: Londra è una metropoli, che è diversa da una megalopoli, ma offre le stesse sfide.

La Londra abitata dagli immigrati, è per lo più la Greater London, che racchiude la cintura che va dalla zona 1 alla zona 4.

Contando che gli immigrati italiani a Londra spesso sono under 40 che dovranno destreggiarsi tra alloggi in condivisione con estranei o amici, andando a vivere proprio nella Greater London, vediamo di fare un sunto del costo della vita nella “perfida Albione”.

Iniziamo dalle spese obbligatorie: trasporti e tetto sulla testa:

non meno di 130£ a settimana.

Eh sì, perchè la famigerata Oyster Card, che permette di girovagare per la City coi mezzi pubblici, non costa meno di 33£ a settimana per una percorribilità che va dalla zona 1 alla 3.

Voi direte: e che mi frega? Io faccio tratta per tratta. Bene. Ogni tratta va da 1,40 a 2,40£, e dato che nella capitale è facile essere costretti ad affrontare dalle 3 alle 5 tratte al giorno, sicuri che convenga?

Passiamo al capitolo casa. Si fa presto a dire “casa” quando si condividono servizi igienici, cucina e privacy. Ma i costi esorbitanti degli affitti, impongono uno stile di vita che potremmo definire “comunitario”, si va dalle 90 alle 200£ a settimana per stanze singole buie e strette e con pochi comfort, in abitazioni multietniche certo, ma in cui la multietnicità equivale a fare i conti con abitudini e orari altrui.

C'è da dire, che almeno in questo, Londra offre vantaggi mica da ridere. Infatti è raro che all' affitto si sommino le spese vive (acqua, luce, riscaldamento) della magione. Oddio, le eccezioni si trovano sempre.

Parliamo del cibo: una spesa ben strutturata, con alimenti sani e completa, non viene meno di 40£ a settimana, se ci aggiungiamo i costi della connessione wi-fi e qualche pound speso per ricaricare il cellulare, il gioco è fatto: siamo già arrivati a quota 200. Il tutto senza uscire, senza mangiare fuori, ma portandosi le bibite da casa. Fortuna che almeno l' ingresso ai musei è gratuito.

Ed eccoci al capitolo lavoro: strano ma vero, non è tutto oro, la perfida Albione.

Abbiamo dei casi di eccellenza nazionale sbarcati nella City e balzati agli onori delle cronache: ma basta spulciare le biografie per accorgersi che si tratta di persone trapiantate a Londra da almeno dieci anni.

Purtroppo, la triste realtà vuole che gli inglesi (che per fortuna a Londra sono in minoranza) pretendano un livello linguistico pari al loro, e che, esattamente come gli italiani, non ne vogliano sapere di svolgere mansioni lavorative inadeguate a preparazione universitaria e curriculum vitae. Tutto sacrosanto, ma per ogni inglese “choosy” - come avrebbe detto qualche ex-ministra del governo Monti - quanti immigrati dovranno scontare il pedaggio dello straniero sradicato, che si accontenta di ciò che passa il convento?

Londra è una città stupenda e dal sapore multietnico, che offre grandi possibilità a chi ha voglia di fare e di “sporcarsi le mani”, anche a costo di una durissima gavetta. E' che con come vanno le cose ultimamente, e con le ultime decisioni del governo Cameron di tagliare gli assegni di disoccupazione (i famosi benefit, di cui godono svariati immigrati dell' UE), chi si trasferisce a Londra, deve avere: soldi da parte da spendere in caso di emergenza, pelo sullo stomaco che gli permetta di andare avanti a curriculum snobbato, e last but not least: un curriculum spendibile e folto di esperienze. E manco così si ha garanzia di successo.

Quindi, ragazzi, prima di fare il grande salto, pensateci: vale la pena impegnarsi in casa, o giocare da svantaggiati un campionato in cui la favorita rimane la squadra ospitante?

Prima di lasciarvi con l' amaro in bocca, un grosso vantaggio, l' Inghilterra, sull' Italia ce l' ha e non riguarda solo il merito: quando si intraprende un percorso lavorativo, a meno di non essere rimbalzati nottetempo, si ha sempre la chance di avanzare di carriera. Cioè: iniziando da commessa, si può diventare responsabile di store in un paio d' anni, forse addirittura in uno, se si è molto in gamba.

Quindi ponderate, gente, senza mollare la presa, senza il mantra del “non ce la posso fare”, le possibilità ci sono, e tra queste, c' è quella di sfruttare la City, dopo essersi fatti sfruttare da lei.


photo: Keith Loutit, London tilt-shift

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